TANTE, TROPPE COSE DA DIRE

Ok, così non va. Non possono passare tre mesi tra un post e l’altro del blog: va bene che sono la mamma di  due bimbe piccole che sta sempre da sola a badare alla prole, alla casa e a cercare di fare il proprio lavoro… ma un po’ di tempo per raccontare le mie (dis)avventure a chi vuole leggerle devo per forza trovarle. Perché sono divertenti. Davvero. Come dico sempre, tra il farmi pena da sola e il trovarmi esilarante preferisco la seconda: sono un’ottimista e so di essere molto fortunata, ragion per cui vorrei riuscire a trasformare i miei lamenti in risate. Che già è qualcosa.

Ho pensato che potrei scrivere brevi post per tenere il conto delle follie che mi capitano giorno per giorno. Nulla di pretenzioso, così voi non vi annoiate a leggere e io forse (molto forse) riesco a pubblicare qualche post: di dedicare tempo e calma al blog e scrivere poemi non se ne parla, perché il tempo non ce l’ho. Madre e figlia Sì. Perché quando non deve mangiare la piccola standomi attaccata addosso, c’è la grande che vuole essere cambiata, vuole bere, mangiare, giocare con me, essere portata a scuola o essere andata a prendere. Spesso, pensandoci, tutto ciò succede mentre la piccola è attaccata al seno, ma vabbé. Se resta tempo dal mio sdoppiamento di personalità, ci sono troppe altre cose da fare e così il mio angolo personale svanisce. E il mio angolo personale è il blog visto che da parecchio non esco granché, non mi trucco granché e , cosa ancor più grave, non faccio shopping granché.

Non ho parole, cari lettori. Eppure di cose da dire ne ho tante, forse troppe. E da qualche parte bisogna pur cominciare perché le cose non dette hanno il brutto vizio di restare intrappolate da qualche parte come quelle piccole pillole che ti si attaccano alla gola e puoi mandar giù anche tre litri d’acqua, non si staccano. (Io in questo sono maestra, rischio sempre di strozzarmi quando prendo le vitamine).

E allora vorrei dire che sono felice che mio padre stia meglio. Perché è stato proprio molto male e, tra ospedali (tre mesi tondi) e viaggi in macchina per andare a trovarlo più tutto il mio resto, non ho avuto il tempo di scriverlo. Ma, chissà, le lacrime mi avrebbero impedito di vedere bene lo schermo e avrei prodotto solo una lunga serie di lettere senza senso (tipo quelle degli sms che invia mia figlia, la grande, a caso), quindi meglio così. Però me li ricordo tutti. Quei viaggi in macchina da sola avanti e indietro quando un po’ avevo paura, perché certe volte per quelle lacrime non vedevo bene neanche nello specchietto retrovisore. E premevo anche troppo sull’accelleratore perché dovevo correre a dare la poppata alla piccola. Le notti insonni per la paura, anche quelle le ricorderò tutte. E ricorderò il senso di resa che avevo, e che odiavo, quel pensare che tutto sarebbe andato come doveva andare e che io non potevo farci nulla. Padre e figlia Soprattutto, però, ricorderò chi mi è stato sempre accanto, provando ad aiutarmi o a strapparmi un sorriso mentre dovevo partorire ed i miei genitori non potevano stare con me: mio padre perché ricoverato, e mia madre perché doveva stare accanto a lui che aveva più bisogno di lei di quanto ne avessi io. Che però ne avevo, eccome se ne avevo. Ricorderò il grande affetto ricevuto nel periodo più assurdo della mia vita, quello in cui ho vissuto insieme l’emozione più bella e quella più brutta che una donna possa provare: la gioia di diventare madre e la paura di non poter fare più la figlia. Donna sola