A tutto c’è rimedio

Negli ultimi due giorni ho visto sbloccarsi tre situazioni che davo per spacciate. Ma spacciate davvero, senza ritorno.

Mi sono sorpresa. Sai quando dai per scontato che hai mandato tutto a puttane e non puoi fare niente per rimediare? Quando ti disperi perché vorresti tanto poter tornare indietro e non fare cose che ne hanno comportate altre che adesso non ti fanno stare in pace con te stessa? Sai quando credi che non ci sia più niente da fare? Io sì.

E invece qualcosa è cambiato. Tutto insieme poi, questo perché vale sempre la regola che nella vita i guai non vengono mai soli, che non c’è mai fine al peggio, che il sorriso è contagioso e che o nient’ o e scuglimient’.

La domanda che mi pongo adesso è la seguente: ma ho avuto una botta di fortuna, tipo vento a favore, oppure semplicemente le cose non erano poi così rovinate come io lo credevo?

Difficile dirlo e una risposta sola non andrebbe bene per tutto.

Certo è che io ho tentato tutto il possibile per trattenere un sogno e proprio quando l’ho lasciato andare è tornato lui da me. (Quindi, a rigor di logica, sarà mio per sempre).

La tana che temevo persa era in realtà ancora mia. E comunque mi sono presa la soddisfazione di strappare via gli invasori con queste stesse mani. (Tanto per esorcizzare, visto che non serviva. Ma fa più figo).

E poi, chi credevo di aver gravemente ed irrimediabilmente deluso, chi credevo non volesse più avere niente a che fare con me perché i miei comportamenti avevano cancellato tutto il bello e tutto il buono di anni e anni indimenticabili…. era semplicemente impedito a rispondere ai miei sms perché non sa usare il suo nuovo iPhone. (Love you. Anche se dubito riuscirai mai a capire come si legge questo post).

Quindi sperate gente, sperate: la vita non smette mai di sorprendere. (E neanche di ricordarti che certe volte è meglio pensarci su bene prima di fare stronzate).

Post (sem)ironico

Perdi tempo a cercare quel qualcosa che ti cambierà la vita, le giornate, che ti aiuterà a darti le giuste risposte, che non ti farà sentire più sola e che darà un senso a tutto.

Pensi che non lo troverai mai o che, se sarà, sarà chissà fra quanto.

Eppoi scopri che il momento è oggi e quel qualcosa l’hai trovato.

…..

Gente, ricomincia “La vita in diretta”!!!!

Io non mi faccio influenzare

Siamo alle solite.

Puntuale come la scuola, come le prime piogge e  Miss Italia… a Settembre arriva l’influenza.

La odio. Perché è inopportuna.

Ha cinque giorni di tempo per palesarsi e stabilirsi e invece aspetta il venerdì sera per intossicarci i miseri due giorni di weekend che abbiamo a disposizione. Manda a monte tutti i nostri piani, invade dentro (sembriamo gente da lazzaretto) e fuori (questa casa è peggio del lazzaretto!), quando vede poi una festa comandata in agguato prende proprio la rincorsa per arrivare un attimo prima.

La odio.

Perché non so mai se è il caso o meno di sfidarla.

Eppure quando andavo a scuola non la odiavo, anzi mi piaceva perché così potevo rimanermene a letto invece di rischiare di farmi interrogare. Poco importava se questo significava anche rinunciare alla sigaretta con le amiche nel bagno del liceo, ai baci rubati al mio ragazzo, alle risate alle spalle di qualcuno e al semplice fatto di poter respirare aria fresca tornando a casa.

Ok, sto a rota perché si è anche rotta la persiana del balcone e non posso uscire per niente. Ma, sinceramente, da ragazzina ero proprio una deficiente.

(Etciù).

Miss, mia cara (piccola) miss…

Spodestate Gennaio, gente: l’anno nuovo inizia a Settembre. Perché col palinsesto autunnale inizia il nuovo anno televisivo, l’unico che davvero mi interessa e che attendo trepidante, soprattutto adesso che si avvicina il mio “Capodanno”, unico san Silvestro che tollero visto che a  quello del 31 Dicembre gli sparerei un rauto dritto in bocca da che ho memoria.

E il mio Capodanno, sapevatelo, è Miss Italia. (Ma se mi conoscete un po’ lo sapete abbondantemente).

Da lunedì scorso vanno in onda su Rai1 in seconda serata gli Speciali di attesa, condotti da colui che poi condurrà l’evento, ovvero Fabrizio Frizzi (a cui, se devo essere sincera, voglio quasi bene). Una sorta di fuochi d’artificio preparatori (restando in tema), tric trac che iniziano a dare il sapore della festa di domenica e lunedì sera (NOTA: ringraziando San Gennaro il Napoli non gioca domenica sera, altrimenti dovevo vedermi uno dei miei programmi preferiti in cucina, da sola, su una scomodissima sedia).

Quest’anno, ve lo dico, mi piacciono le bionde, ma le concorrenti non le ho ancora viste tutte. Questo perché per ora quelle certe sono solo le Miss regionali (e Trentino Alto Adige, Liguria e Puglia sono interessanti) mentre per vedere le altre che avranno superato le semifinali devo aspettare lo speciale di stasera.

Ora, lo so. Vi conosco. Voi vi aspettate che io inizi il mio solito sproloquio sul perché questo programma non è così il cesso come tutti credono, sul perché perderselo è un delitto nei confronti dello star system, sull’onirica e atavica emozione che mi provoca fin da quando ero bambina (ma non ho mai desiderato andarci, giuro. Non solo perché equivalgo a due Miss Italia insieme ma perché le telecamere le odio. Piuttosto nel team degli autori lì si, ah!, che vorrei andarci! Per lavorarci e dirgli che solo due serate sono proprio da spilorci).

Ve lo aspettate, vero che ve lo aspettate?

E invece no, amici. Quest’anno di fare accoliti non me ne può fregare di meno! Non ho bisogno di voi perché io la mia spalla ce l’ho, me la sono fatta da me, l’ho creata dalle mie viscere ed è, ovviamente, quel genio di mia figlia.

A lei gli speciali sono piaciuti proprio assai: innanzitutto le sfilate e i montaggi sono da sempre accompagnati dalle hit dell’estate, che lei conosce tutte e balla perfettamente (con una sola mano ma tanto le basta per essere meglio della Fracci) avendole imparate dall’animazione del villaggio quest’estate;  poi le Miss hanno l’abitudine di guardare ogni tre secondi tre in camera e salutare, altra cosa che lei sa fare benissimo visto che da quando c’è lei io conosco tutto il mondo perché lei fa “ciao” a chiunque (e anche alle Miss, per ricambiare: mia figlia è scostumata solo di nome).

Quindi io la kermesse me la guardo con lei.

Se non si addormenta.

E se non mi tormenta.

E soprattutto se non scapperà a gambine levate (ormai cammina spedita) quando capirà che io, pragmatica, realista e da sempre professatrice del “tu farai solo ciò che desideri nella vita, core de mamma” coltivo il sogno che lei un giorno partecipi a Missi Italia. No, non per la fama, chissenefrega. Ma perché così io, accompagnandola passo passo, potrò finalmente vedere il dietro le quinte.

(E giuro che se sto così maniacalmente attenta alla sua alimentazione non lo faccio per questo).

PS: I’m proud of you, daughter.