Marco Mengoni ha vinto la 63° edizione del Festivàl. Io ne ero quasi certa, l’unico dubbio ce l’avevo sui Modà che invece sono arrivati terzi dopo Elio e le Storie Tese (che però si consolano col premio della critica Mia Martini e con il premio per il miglior arrangiamento).
C’è chi lo snobba, Mengoni, con la solita solfa che ormai i Reality la fanno da padrone a Sanremo. Gente, urge che vi dica un paio di cose, ma soprattutto urge che le capiate (per non farcele più a peperini).
Primo: se non accettate il fatto che i prodotti dei Reality abbiano più possibilità di vincere Sanremo allora o non capite la televisione o fate finta di non capire. Sanremo è un programma tv, non una radio: lo vota chi guarda la tv. E chi guarda la tv si affeziona ai concorrenti dei reality perché li vede tutti i giorni, li segue come fossero i protagonisti di una fiction. Io, se dovessi scegliere tra nonno Libero e un altro nonno più figo e più bello sceglierei comunque nonno Libero, anche se Banfi non mi è particolarmente simpatico. Perché io scelgo il personaggio: proprio come fanno quelli che guardano i reality.
Secondo: Mengoni è bravo. Un po’ strevezo, ma bravo. Non è Marco Carta (che vinse nel 2009 e per fortuna non ce lo ricordiamo più); non è Scanu (che vinse nel 2010 e poi la fece in tutti i laghi e in tutti i luoghi prima di trasformarsi l’acconciatura in quella di Candy Candy); non è Emma (che ha vinto l’anno scorso e che adesso fa il direttore artistico ad “Amici”… e che secondo me non è neanche male). Oltretutto, visto che il voto della giuria di qualità valeva per il 50% e visto che il pubblico da casa si è secondo me più o meno equamente diviso tra Mengoni e i Modà, per trionfare Mengoni deve essere stato ben votato anche dalla stessa giuria di qualità. (Che fosse di qualità o meno, al momento è un dettaglio. Ma tant’è)
Quindi basta, ha vinto Mengoni e va bene così. Oltretutto è stato anche scelto per rappresentare l’Italia all’Eurofestival e mi pare appropriato che ci vada il vincitore di Sanremo.
Non ha vinto solo lui comunque: hanno vinto Fazio e la Littizzetto, con un festival bellissimo e molto seguito; ha vinto la musica visto che, a mio ignorantissimo avviso, le canzoni erano di ottima qualità; ha vinto il concetto di “riascolto”, visto che dopo quattro serate mi piacevano quasi tutte (tranne Cristicchi e Gualazzi, da lì non si passa). Insomma dispenso promozioni a tutti.
Tranne a chi ha deciso di ospitare Bianca Balti.
Ieri la Littizzetto ha fatto un bel discorso sul concetto della bellezza che oggigiorno è necessaria ma di cui in realtà si può fare a meno. Ha maledettamente ragione. Perché io non posso criticare Bianca Balti che vengo subito tacciata di invidia dai buontemponi.
Beh, io me ne fotto. E vi dico che pagare 500 mila euro una che a mio avviso non è tutta stà bellezza, non sa neanche leggere un foglio, inciampa pure sfilando (Dio c’è!), ha i capelli che più che da uno shatush sembrano penalizzati da una vergognosa ricrescita, non ha senso. Anzi, è una vergogna.
Non ce l’ho con lei ovviamente. Lei ha solo intascato il malloppo come avremmo fatto tutti. Ce l’ho con chi l’ha scelta perché senza questo vergognoso svarione avrei potuto definire, in una sola parola, questo festival “perfetto”.
(Per assimilarne la fine ho ancora “Domenica in” di oggi e “La vita in diretta” di domani”: sì, qui abbiamo nove vite come i gatti!)