#Sanremo2013 #2

Il primo e più importante applauso che devo fare riguardo a ieri sera è per Neri Marcoré che, a differenza di quasi tutti gli altri “ospiti” a Sanremo, ha capito davvero questo strano e assurdo concetto di “ospite” e non ha monopolizzato per 45 minuti Rai1 facendo un suo spettacolo, ma ha interagito con la gara e con il conduttore facendo ridere senza farmi venire voglia di morire.

Grazie Neri, ti stimo.

Detto questo, gli applausi da fare sono tanti. Uno per Max Gazzè, che ha portato due canzoni meravigliose, soprattutto la prima che però non è passata, ma non mi lamento perché anche la seconda mi piace. Ma la prima, mi ripeto, che meraviglia.

“I tuoi maledettissimi impegni” – Max Gazzè.

Uno per Elio e le storie tese, che mi hanno fatto divertire come fanno sempre. Unici. Solo che, pur nel divertimento, non riesco a non pensare che ci stanno perennemente a piglià per culo. E che di noi, del festival, di tutto ciò che è più in giù di loro che guardano da lassù, non gliene po’ fregà de meno.

Uno per il Cile, che ha gareggiato tra i giovani e non capisco perché visto che è già famoso (non solo perché lo conosco io ma perché lo conosce Jovanotti che ha fatto il tifo per lui) e che hanno eliminato. Maledetti.

Un altro applauso scrosciante per la Littizzetto alla prese con Carla Bruni (e per piacere non chiamatela Carlà perché di Carlà ce n’è una sola ed è Carla Gozzi). Mi ha fatta morire, soprattutto quando le ha detto che “c’ha più culo che anima”. E’ vero. La versione di “Quelqu’un m’a dit” (canzone che io, che Dio mi perdoni, adoro!) ci stava tutta. E quindi brava Carla Bruni che si è fatta prendere in giro anche per la prossima vita, ma le consiglio di fare qualcosa per rimettere a posto gli zigomi: la tiratina è stata eccessiva.

Un applauso grande, grandissimo, grande quanto lo sono io adesso rispetto a quando da bambina sentivo le loro canzoni con papà, ai Ricchi e poveri. Dovevano esserci ieri sera come super ospiti, dovevano ricevere un tributo che li avrebbe giustamente inorgogliti e avrebbe fatto piacere anche a noi che il Festival lo amiamo e le loro canzoni le conosciamo. Invece un lutto tremendo ha colpito il baffo, Franco Gatti, quello che mi è sempre stato più simpatico di tutti perché defilato, timido. Quest’uomo ha perso il figlio e noi abbiamo perso l’occasione di cantare tutti insieme in diretta dall’Ariston “Sarà perché ti amo”.

Ancora applausi per Fazio, che mi piace tanto. Imita bene, è sempre gentile, sopra le righe, quasi Alice nel paese delle meraviglie ma diverso da tutti gli altri.

E questi erano gli ultimi, mi si sono stancate le mani. Passiamo ai miei “no”.

No per gli Almamegretta: molto poco Almamegretta. Soprattutto quando hanno cantato la seconda canzone (che ahimé è passata quindi la riascolterò sicuro) scritta da Federico Zampaglione dei Tiromancino che è senza ombra di dubbio l’essere più triste della terra. Fatta eccezione per Ih-Oh, l’amico di Winnie The Pooh che però non conta: è un personaggio inventato.

No per Cristicchi, inascoltabile.

No per la gara tra i giovani relegata oltre la mezzanotte e fatta velocissimamente perché non c’era più tempo. E che miseria! Era pure saltato lo spettacolo dei Ricchi e poveri: se ci fossero stati loro, i giovani a che ora sarebbero slittati: a stamattina?!

No a Belle Fiorello. Mi urta. Sempre buono, sempre commosso, sempre impeccabile. Troppo perfetto per me e eccessivamente manieristico. No.

No a Bar Rafaeli: inutile, malvestita e bella sì ma mica roba dell’altro mondo. E poi quelle quattro cose che ha detto poteva sforzarsi di dirle in italiano.

Nel limbo ci lascio i Modà e Annalisa (ma dove l’ho già vista?) che voglio riascoltare.

E adesso vado ché devo prepararmi psicologicamente a stasera. No, non al Festival o almeno, non a tutto il Festival ma ad un momento singolo e per me traumatico: l’arrivo di Albano.