IL DESTINO, QUESTO (S)CONOSCIUTO

Non so se credo al destino.
Non so se quand’ero un’ambiziosa e tenace ragazzina era già scritto da qualche parte che sarei diventata ciò che sono oggi, ovvero una mamma piena di idee e voglia di fare che ha scoperto di poter essere felice pur non essendo più al centro del (suo) mondo.
Non so se esiste un piano prestabilito per ognuno di noi.

C’è un uomo fantastico che ha una teoria che ho deciso di sposare (come ho sposato lui). Lui dice che per capire se abbiamo fatto scelte giuste o sbagliate bisogna partire dal punto in cui siamo: siamo felici? Se lo siamo, allora tutto ciò che abbiamo fatto è stato ben fatto, se ci ha portato fino a qui. Tuttavia non è così semplice perché a volte l’infelicità, il destino sbagliato, non dipendono dal nostro vissuto. Non sono colpa nostra. Semplicemente, ci capitano.

Io sono una che ha sempre avuto paura di tutto, un’ansiosa cronica. Ma mi butto a capofitto nelle cose, anche nelle più “pericolose” e spingo anche gli altri a farlo. Perché? Perché ne ho viste tante e so che non è evitando i rischi, che eviterai le fregature. Tu puoi non fumare mai una sigaretta nella vita ed ammalarti di cancro al polmone, e puoi fumarne due pacchetti al giorno e campare fino a cent’anni. Questo, certo, non significa che fai bene a fumare come un turco (anche se certi giorni vorrei non aver smesso) ma che non dipende sempre dal tuo impegno e dalla tua volontà. Dipende, ecco. Dipende. Da cosa, non si sa.

Caso? Fortuna? Destino? Non lo so, chiamiamolo come preferiamo ma resta il fatto che c’è gente che resta illesa da incidenti mortali e altra che muore inciampando in casa e battendo la testa su uno spigolo. C’è chi sopravvive a malattie incurabili e chi muore mangiando un maledettissimo boccone di mozzarella. Fa paura, ma è così.
E allora non è che bisogna per forza sfidare la sorte, non è che bisogna avere sprezzo del pericolo, però neanche restare immobili e tranquilli per evitare guai serve. I guai, se vogliono, ti trovano.

Penso a Pietro, per esempio: se quel giorno non si fosse lanciato col paracadute, oggi sarebbe ancora qui? O sarebbe andato via lo stesso, in un altro modo? Non lo sapremo mai.

E allora, mi dico, tanto vale godersi la vita: non saprai mai dove stai andando ma, almeno, deciderai tu in che modo andarci.