Canone (di)verso

Lo scorso anno, di questi tempi, andava in onda lo spot per il Canone RAI 2012.

A minuto 0:20 lo speaker invocava “un tributo per chi sostiene l’informazione del servizio pubblico pagando il canone”.  A minuto 0:54 “un tributo a chi sostiene  l’intrattenimento del servizio pubblico con il canone”. A minuto 1:28 “un tributo a chi sostiene l’impegno sociale ed educativo del servizio pubblico con il canone”. A 2:06 “un tributo a chi sostiene il servizio pubblico con il canone”.

Il video non mi è mai piaciuto granché, con quei “telespettatori” sorridenti e soddisfatti di aver pagato pegno il tributo (presentatemeli, per piacere: non ne conosco).

Ma il senso non era malaccio. Mi sembrava stesse a significare: anche se pagare il canone è un dovere (o, come sentiamo 4 volte nel video “Il canone RAI è un tributo come tutti gli altri. Pagarlo non è solo un gesto di civiltà: è un obbligo”) loro ci tengono comunque a ringraziare i telespettatori perché grazie al canone che questi pagano gli permettono di fare una tv di qualità.

E per quanto sulla conclusione ci sia parecchio da discutere, l’atteggiamento mi sembrava positivo. Un po’ lecchino, ma positivo.

Quest’anno le cose sono cambiate: c’è stata una chiara inversione di tendenza. Guardate.

Il video, lo dico subito, mi piace molto. Manca solo il televisore usato come presepe (lo faceva un mio zio). Ma veniamo al senso.

Lo (stesso) speaker dell’anno scorso dice “Qualunque cosa tu faccia con il tuo televisore, il canone è un’imposta obbligatoria legata al suo possesso. Il nostro impegno, invece, è quello di darti una tv che valga davvero la pena possedere”. Il che mi sembra stia a significare: anche se non ne valesse la pena e la tv facesse schifo (se?) , devi pagare lo stesso. Il fatto che tu paghi e la qualità del nostro lavoro sono due cose separate.

Un po’ antipatico, questo spot, un po’ dittatoriale. Roba da contattare il Codacon o il servizio clienti?

Macché. A me sembra una grande svolta: hanno smesso di prenderci per fessi fare i lecchini.

Ma la domanda cruciale resta: è la RAI che aiuta noi a dare un senso alla tassa che paghiamo (come si dice nello spot 2013) o siamo noi che aiutiamo la RAI (come si diceva l’anno scorso) a fare (buoni?) programmi?

Ah, capisco. Ci aiutiamo a vicenda. E’ un mutuo soccorso.

Eh, certo: tra noi e loro non so chi sta messo peggio.

(RAI, odi et amo. Manomale che dopodomani è il 21 Dicembre e non se ne parla più.)

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