Madri senza figli. Figli senza madri.

Da quando sono diventata madre c’è una categoria di persone alla quale non riesco più nemmeno a pensare. Non mi riferisco a coloro che fanno del male ai bambini, innanzitutto perché non li riesco neanche a considerare persone, ma perché a loro sì che ci penso, con odio e con paura. Quelli a cui non riesco a pensare senza che un’angoscia profonda e dolorosa mi blocchi l’aria in gola sono i genitori che sono sopravvissuti ai figli o peggio ancora che vivono senza sapere dove sono i loro figli. E alle madri in particolare. Mi riferisco alla madre di Denise, a quella di Angela Celentano, donne la cui disperazione io riesco solo ad ipotizzare.

E questo già mi basta, appunto, per non respirare più bene.

Oggi invece penso. A due madri e alle loro bambine.

Penso a Susy, madre di Dayana, bambina di 5 anni rimasta vittima del naufragio della Costa Concordia il cui corpo è stato ritrovato appena ieri, dopo oltre un mese d’attesa da parte di questa donna che ha continuato, giustamente e follemente, a sperare di rivedere viva la propria figlia. Penso a lei perché sento la sua rabbia contro la vita, contro il mondo, contro chi poteva evitare di ucciderla costringendola però a respirare e sopportare ogni giorno il dolore più innaturale e più ingiusto del mondo.

Penso poi a Melania Rea, morta ormai quasi un anno fa ed uccisa probabilmente dal marito. No, in realtà non penso a lei, penso a sua figlia Vittoria, 2 anni all’epoca, che in un attimo si è ritrovata senza sua madre, senza suo padre, senza la sua casa, costretta a stare con dei nonni che sicuramente l’amano ma che non facevano parte del suo quotidiano. E se penso alla paura  grande che un essere così piccolo deve aver provato nel non trovare più il suo mondo intorno a sé, se penso a quanto avrà pianto la notte cercando la sua mamma che ogni sera la teneva stretta e la faceva addormentare, io provo un dolore sincero, forte, insopportabile, esasperato e bisognoso non di vendetta, perché non servirebbe, ma almeno di giustizia.

E forse neanche quella servirebbe.

Nulla servirebbe, nulla servirà mai.

Neanche queste parole che ho scritto serviranno a nulla.

Ma erano l’unico modo che avevo per esprimere quello che sento e che certe volte sembra destinato a sopraffarmi.

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