Paranoie?

Alcuni di noi (o più probabilmente tutti, ma solo alcuni non lo riescono a nascondere) hanno delle paure irrazionali, delle fobie, delle ansie che li portano a guardare con sospetto tutti e, a tratti, a non fidarsi di nessuno. Quando esterniamo queste sensazioni ci viene da dire, o ci viene detto, che siamo esagerati, che dobbiamo rilassarci e non farci sopraffare dalle nostre “paranoie”.

“Paranoie”, dunque. Beh, senz’altro lo sono. E dopo una bella dormita ce le dimenticheremo e passeranno. Ma adesso ci sono e mi spingono a pensare ad alcune persone che non ci sono più e chiedermi se loro ce le hanno mai avute, queste “paranoie”.

Penso a Maria Letizia, 31 anni, che stava andando a Parigi in auto col suo adorato neo marito ed è morta sotto i colpi dei sassi che alcuni diciottenni annoiati hanno lanciato da un cavalcavia.

Penso a Samuele, 3 anni, che dormiva nel lettone di mamma e papà ed è stato aggredito chissà come, chissà da chi. Parrebbe da chi lo ha messo al mondo.

Penso a Raffaella e Youssef, 30 e 2 anni, sgozzati dai vicini di casa “esasperati” dalle continue liti condominiali.

Penso ad Angela e Denise, 3 e 4 anni, che sono scomparse nel nulla a pochi metri dai loro cari e non sono mai più state ritrovate.

Penso a Sara, 15 anni, che a quanto pare aveva solo chiesto allo zio perchè fosse nervoso e per questo è stata da lui strangolata con una corda.

Penso ad Alessia e Livia, 6 anni, che sono andate a casa con papà e finora non sono ancora tornate da mamma, perché lui le ha fatte sparire. Forse per sempre.

Penso a Melania, 29 anni, che era al parco con la figlia ed il marito e si è allontanata un attimo per fare pipì. Due giorni dopo è stata ritrovata a 18 km di distanza da quel parco, uccisa da 31 coltellate, di cui alcune le hanno sfigurato il viso.

Tutto questo fa paura. E orrore. E terrore. E provoca incredulità, angoscia, inquietudine. E paura, orrore, terrore.

Verrebbe da chiudersi sotto una campana di vetro e non uscire mai più di casa; farsi portare la spesa dal garzone e aprire la porta per prendere le buste solo dopo che lo si è visto uscire dal palazzo attraverso i vetri delle finestre; non rispondere mai più al telefono se il numero chiamante è sconosciuto; non mandare a scuola i nostri figli per paura che li rapiscano; anzi, non fare proprio figli per paura che accada loro qualcosa; non fidarsi neanche di mamma e papà, figuriamoci poi dei vicini di casa! ma neanche dell’uomo che crediamo ci ami e che vorremmo tanto sposare; non sposarsi mai, non legarsi mai a nessuno, non credere mai alla buona fede di nessuno; restare soli, sperando di poterci fidare almeno di noi stessi; non essere sicuri neanche di questo.

Tutto sommato però, non basterebbe: anche il vetro della campana potrebbe essere colpito. E dunque smettere di “vivere” non ci darebbe la certezza di “sopravvivere”.

Che fare, allora? Arrendersi? Uccidersi direttamente? O sperare che vada tutto bene e che la follia non si avvicini mai a noi?

Forse solo andare avanti, come se niente fosse. Come se queste storie, e le persone che ci sono dietro, fossero solo personaggi di una fiction tristissima che viene commentata ogni giorno nel programmi tv.

E sorridere delle cazzate, e ironizzare, e giocare, e enfatizzare, e soffermarsi su tutto tranne che su questo, per non rischiare di diventare pesanti.

(Ragion per cui questo post va chiuso qui. E curato con una bella dormita).

Bratz Monster (Custom)

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